Bene, qui abbiamo per le mani un esordio di quelli bizzarri. Una famigliola passa l'ultimo giorno di vacanza a Disney World ma c'è qualcosa che non va. Anzi. Va tutto malissimo, anche se all'inizio marito e moglie sembrano (o meglio, fanno finta) di non accorgersene. L'atmosfera è tesa. Lui, Jim White, è stato licenziato in tronco proprio la mattina stessa e inoltre sembra troppo occupato a seguire due giovani turiste francesi, invece di occuparsi dei due figlioletti. Ovviamente la moglie non gradisce e si incazza. Fin qui, tutto bene.
Quello che sembra essere un trattato sulla demolizione dell'istituto famigliare diventa poi un delirio assoluto che demolisce tutto il panorama giocoso e gioioso in cui la vicenda è ambientata. E per delirio assoluto, intendo delirio assoluto, quasi un brutto trip da brown acid che girava a Woodstock. Giostre minacciose, ciccioni teppisti, sputi in faccia al rallentatore e la strega cattiva di Biancaneve in versione mignotta psicopatica.
Un incubo nero e grottesco che sarà inevitabilmente accomunato al primo Lynch ma che prende in prestito molte intuizioni da "Carnival of Souls" e anche dal Fuller de "Il Corridoiodella Paura"(con tutte le cautele del caso), riadattandole in un contesto completamente diverso. Anche e soprattutto per l'uso di un bianco e nero che non lascia scampo all'esplosione di colori che di solito si associa a Disneyland.
La cosa interessante è che il buon Moore ha girato il film all'interno del Walt Disney World Resort e a Disneyland senza chiedere il permesso ai piani alti della Walt Disney Company, "rubando" le riprese con la tecnica che oggi viene definita "guerrila filmaking", cioè la troupe si è candidamente presentata ai cancelli in veste di turisti e ha girato il film con camere digitali Canon all'interno dello stabilimento, dopo un lavoraccio infinito di pre-produzione. Ma tutto questo spiegone lo potete leggere da altre parti.
Veramente molto weird. Visione che potrà sicuramente risultare irritante, ma che consiglio. Almeno una volta. Il film è stato presentato in anteprima e in gran segreto al Sundance (non vi spaventate) per eventuali rimostranze della Disney, che invece pare se ne stia sbattendo allegramente le palle. Chi lo sa... INTERPRETI: Roy Abramsohn, Elena Schuber, Katelynn Rodriguez, Danielle Safady, Annet Mahendru.
Quello che sembra essere un trattato sulla demolizione dell'istituto famigliare diventa poi un delirio assoluto che demolisce tutto il panorama giocoso e gioioso in cui la vicenda è ambientata. E per delirio assoluto, intendo delirio assoluto, quasi un brutto trip da brown acid che girava a Woodstock. Giostre minacciose, ciccioni teppisti, sputi in faccia al rallentatore e la strega cattiva di Biancaneve in versione mignotta psicopatica.
Un incubo nero e grottesco che sarà inevitabilmente accomunato al primo Lynch ma che prende in prestito molte intuizioni da "Carnival of Souls" e anche dal Fuller de "Il Corridoiodella Paura"(con tutte le cautele del caso), riadattandole in un contesto completamente diverso. Anche e soprattutto per l'uso di un bianco e nero che non lascia scampo all'esplosione di colori che di solito si associa a Disneyland.
La cosa interessante è che il buon Moore ha girato il film all'interno del Walt Disney World Resort e a Disneyland senza chiedere il permesso ai piani alti della Walt Disney Company, "rubando" le riprese con la tecnica che oggi viene definita "guerrila filmaking", cioè la troupe si è candidamente presentata ai cancelli in veste di turisti e ha girato il film con camere digitali Canon all'interno dello stabilimento, dopo un lavoraccio infinito di pre-produzione. Ma tutto questo spiegone lo potete leggere da altre parti.
Veramente molto weird. Visione che potrà sicuramente risultare irritante, ma che consiglio. Almeno una volta. Il film è stato presentato in anteprima e in gran segreto al Sundance (non vi spaventate) per eventuali rimostranze della Disney, che invece pare se ne stia sbattendo allegramente le palle. Chi lo sa... INTERPRETI: Roy Abramsohn, Elena Schuber, Katelynn Rodriguez, Danielle Safady, Annet Mahendru.